La Madonna col cappotto di pelliccia. Tragedia d’amore o metafora dell’oppressione?

la-madonna-con-il-cappotto-di-pelliccia-904x670Sabahattin Ali, intellettuale comunista e giornalista. Negli anni venti e trenta, per i suoi articoli contro il regime di Ataturk finisce in carcere più volte. Forse è per questo che tantissimi ragazzi di Piazza Taksim e Gezi Park, durante le manifestazioni del 2013 contro il regime di Erdogan, hanno nello zaino una copia del suo romanzo “Madonna col cappotto di pelliccia”, pubblicato per la prima volta nel 1944, e resuscitato proprio nel 2013, riproposto da una piccola casa editrice turca, e nel 2015, per l’Italia, da Scritturapura. Il romanzo, che in Turchia ha venduto in questa seconda vita più di un milione di copie, appare di per sé come una semplice, seppur travagliata storia d’amore. La Madonna col cappotto di pelliccia non è un romanzo politico, ma ostentare una copia di un libro di Ali, ad Istanbul, oggi, è un gesto di opposizione silenziosa molto coraggioso. Sabahattin Ali infatti, muore in circostanze misteriose, nel 1948, al confine con la Bulgaria, probabilmente ucciso dal suo passeur, o indirettamente dal regime (o quel che ne rimaneva) che aveva sempre combattuto con i suoi articoli su varie riviste, tra cui sopratutto Marco Pasha.

La scrittura di Ali appartiene ad una certa Europa. Quella di Kafka e Pessoa, con i loro personaggi che fanno mestieri poco affascinanti, sono metodici e produttivi. Per l’attenzione al particolare, fino quasi alla paranoia, tanto che lo stile che ne viene fuori è quasi monocolore, la narrazione monocorde e ipnotica. Sembra di partecipare senza mediazioni ai pensieri del personaggio narrante, in diretta. Per quanto riguarda la trama, il romanzo incarna i canoni più classici del romanzo romantico tragico, persino all’eccesso.

Berlino, 1922. Raif passa ore intere dentro una galleria d’arte, ad ammirare un dipinto con una donna bellissima: la Madonna con la pelliccia. Raif si innamora perdutamente di quella donna, che poi esiste, si chiama Maria, ed è di origini ebraiche. I due iniziano una relazione complessa. Lei è forte, determinata, lui è sensibile, troppo sensibile. E’ l’anticipazione del disequilibrio. La donna determinata, spregiudicata, l’uomo impaurito e passivo. Se pensiamo a quando è stato scritto questo testo (1940-41), riusciamo ad ammirare il gioco di specchi che Ali ha costruito, con sapienza, e soprattutto grande intuizione.

La Madonna col cappotto di pelliccia è quindi solo una tragica storia d’amore? Non saprei dirlo. Forse si. Oppure no.

La società turca è troppo complessa perché noi europei la si possa decifrare, ogni tentativo di andare oltre la storia è davvero un grande azzardo, ma io non riesco ad immaginare un personaggio come Sabahattin Ali, perseguitato politico, che scrive una semplice storia d’amore tra un uomo e una donna.

Perché un intellettuale, dissidente, che ha vissuto sulla propria pelle la violenza di un regime, dovrebbe scrivere una storia d’amore ambientata a Berlino, tra il 1923 (tentativo di colpo di stato di Hitler) e il 1933 (inizio della persecuzione degli ebrei con la notte dei lunghi coltelli), senza mai inserire un minimo riferimento, anche solo una riflessione, una frase sulla violenza delle dittature? Come se nel romanzo avesse voluto lasciare un grande protagonista sottointeso. Cosa impedisce a Maria e Raif di vivere felicemente il loro amore? Qualcosa di superiore al quale bisogna assoggettarsi, e ne determina l’odiosa ingiustizia. Il destino dei personaggi è schiacciato da questa forza superiore, ed è accettato con passività. Ecco come rappresentare la violenza di un regime totalitario. Come un qualcosa che irrompe nella vita di tutti i giorni, e ne soffoca il diritto alla vita.

Un libro che consiglio vivamente.

La Madonna col cappotto di pelliccia. Sabahattin Ali

Pubblicato in Italia da Scritturapura, 2015

sabba

Sabahattin Ali. Berlino, Tiergarten

Lascia un commento